CHE COS’E’ L’ANDROPAUSA?

L’”andropausa” è una sindrome clinica legata al fisiologico calo nella produzione degli ormoni sessuali maschili da parte dei testicoli, che non deve essere considerata un equivalente della menopausa femminile.
A differenza di quanto si verifica nelle donne, infatti, in cui si ha un arresto quasi totale e relativamente rapido degli estrogeni (gli ormoni sessuali femminili), negli uomini si ha un calo molto graduale, a partire dai 45 anni, del testosterone circolante, che si manifesta in maniera più eclatante solo una volta superata la sesta-settima decade di vita. Ciò spiega i motivi per cui la sintomatologia dell’andropausa sia molto più sfumata rispetto a quella della menopausa. In secondo luogo, influiscono sull’età di esordio dei sintomi anche lo stato di salute generale dell’individuo e i farmaci che assume. Questo calo ormonale non si manifesta però necessariamente, non avviene in misura uguale per tutti e non ha sintomi chiari e repentini. Un uomo, anche anziano, può essere comunque perfettamente in grado di avere rapporti sessuali e procreare figli, essendo ancora fertile.
E’ per questo che i termini “menopausa maschile” o andropausa appaiono impropri: si preferisce parlare di quadro clinico di parziale deficienza androgenica nel maschio di età avanzata.
L’invecchiamento sessuale maschile non va dunque considerato come un fenomeno determinato nel tempo, non è rapido, non è necessariamente manifesto ed infine non è caratterizzato da imponenti e macroscopiche modificazioni psicologiche e comportamentali.

Gli ormoni sessuali maschili, dopo la pubertà, sono prodotti soprattutto dai testicoli, sotto forma di testosterone. Una quota molto inferiore viene prodotta dal surrene, dalla cute e dal fegato (deidroepiandrosterone –DHEA-, l’androstenedione e diidrotestosterone –DHT). Il testosterone è l’ormone responsabile dello sviluppo dei caratteri sessuali maschili nel corso della crescita, ma la sua azione, anche in età adulta, non si limita alla funzione sessuale, ma è fondamentale nella crescita dei tessuti (muscoli, adipe, cute).
Da vari studi è emerso che uomini di 55 anni in buona salute, hanno valori di testosterone significativamente più bassi rispetto a quelli di dieci anni prima, ed intorno agli 80 anni, hanno valori sovrapponibili a quelli tipici dell’età prepuberale.

CHE COSA PROVOCA?

I disturbi legati alla sindrome da carenza di androgeni nel maschio di età avanzata che più frequentemente portano alla diagnosi sono quelli legati alla sfera sessuale. Da questo punto di vista una riduzione dei valori di testosterone può provocare un calo del desiderio nei confronti non solo della compagna ma dell’attività sessuale in genere; le erezioni divengono modeste o assenti, riducendosi anche quelle involontarie al risveglio. Frequenti sono anche il calo della potenza dell’eiaculazione, la riduzione del volume dell’eiaculato e la riduzione o addirittura l’assenza dell’orgasmo. Il periodo refrattario, cioè quello necessario perché si abbia una nuova erezione a seguito di una eiaculazione, tende ad aumentare, fino a raggiungere in alcuni casi le 24 ore.
Tuttavia, nonostante siano meno eclatanti, è importante chiarire che i disturbi legati ad una ridotta secrezione di testosterone riguardano tutto il nostro organismo ovvero i muscoli, il cuore, i vasi, l’osso e perfino l’umore. Infatti altri sintomi caratteristici dell’andropausa sono l’aumento di peso (di circa 5-10 Kg) con deposizione del grasso a livello dei fianchi, dell’addome e delle natiche; riduzione della massa magra con deterioramento del volume e della forza muscolare; aumento della massa grassa con localizzazione a livello viscerale; riduzione dei peli corporei e alterazioni cutanee, ginecomastia (sviluppo della ghiandola mammaria, spesso asimmetrica), riduzione della dimensione dei testicoli.
Accanto a queste modifiche dell’aspetto esteriore abbiamo anche importanti alterazioni metaboliche come un aumento del rischio di fratture legato alla riduzione della densità minerale ossea con quadri variabili fino all’osteoporosi; riduzione del colesterolo HDL, e aumento del colesterolo LDL con conseguente aumento del rischio di patologie cardiovascolari. Il soggetto in andropausa può presentare inoltre disturbi dell’umore e della funzione cognitiva, con irritabilità, nervosismo, insonnia, sensazione di malessere generale, carenza di energia e di motivazione, scarsa concentrazione, deficit della memoria a breve termine, depressione, diminuzione dell’autostima, insicurezza.
In tutte queste condizioni è opportuno rivolgersi al proprio andrologo di fiducia per eseguire le indagini necessarie e impostare, se necessario, un trattamento.

COME VIENE DIAGNOSTICATA?

La diagnosi di questa sindrome è anzitutto clinica, cioè data dalla valutazione dell’andrologo e secondariamente deve essere supportata da analisi ematochimiche di ormoni ed eventualmente da indagini strumentali, come l’ecocolorDoppler testicolare e/o penieno.
L’andrologo valuterà, in primo luogo, attraverso un anamnesi accurata, i disturbi lamentati dal paziente e le patologie da cui è affetto. In secondo luogo visiterà il soggetto alla ricerca dei segni clinici di un possibile calo del testosterone.
Dal punto di vista ematochimico, l’andrologo richiederà alcune analisi del sangue, per indagare la situazione ormonale (il dosaggio del testosterone, degli ormoni ipofisari che ne regolano la produzione e della proteina che lo veicola nel sangue –SHBG-) e quella metabolica. A completamento degli esami suddetti lo specialista può infine decidere se richiedere indagini più approfondite.