neoplasia della prostata che si sviluppa di preferenza nella porzione periferica della ghiandola per poi estendersi oltre la capsula ed invadere le vescicole seminali ed il trigono vescicale. La diffusione metastatica avviene prima per via linfatica (linfonodi ipogastrici, iliaci e inguinali) e poi ematogena (ossa, polmone, fegato, surreni). È il tumore più frequente nell’uomo con un’incidenza che aumenta in modo esponenziale oltre i 50 anni. Oltre all’età, altri fattori di rischio noti sono una dieta ricca di grassi saturi e la presenza di familiarità. La diagnosi precoce (dosaggio del PSA plasmatico, esplorazione rettale o ecografia prostatica transrettale) permette di effettuare un’efficacie terapia (ormonale, chirurgica o radioterapia) con assenza di recidive a 5 anni > 80%. La maggior parte dei tumori sono androgeno-dipendenti; in questi casi, l’uso di farmaci che bloccano gli effetti proliferativi degli androgeni (anti-androgeni, analoghi del GnRH) costituisce un buon approccio terapeutico per rallentarne la progressione. Quando la malattia riprende il suo corso, il tumore ricompare come androgeno-indipendente. In questo caso, le possibilità terapeutiche sono scarse (il tumore è poco sensibile alla chemioterapia) e la prognosi è infausta. (vedi anche Adenocarcinoma della prostata).